16.07.2024 Matteo Marini

Scoperta una grotta sotterranea sulla Luna, possibile rifugio per i pionieri del futuro

cratere lunare

Chiunque è in un certo senso un primitivo, esplorando un nuovo mondo, soprattutto se a differenza di Cristoforo Colombo, non si approda ai Caraibi ma in un deserto immoto come il Mare della Tranquillità: un posto inadatto all’esistenza della vita stessa

Non stupisce quindi che, per una colonia sulla Luna, una delle ipotesi sia quella di rifugiarsi nelle caverne. E per la prima volta un team di studiosi è riuscito a “guardare dentro” a uno di questi cunicoli. Ce ne dovrebbero essere a dozzine, che innervano il sottosuolo del nostro satellite naturale, ma finora sono stati solo un’ipotesi ben supportata, niente di certo. Ora ci sono le prove.

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Uno dei pozzi che si aprono sulla superficie del Mare della Tranquillità - Credits: NASA/JPL

In una nuova ricerca pubblicata su Nature Astronomy, scienziati delle università di Trento, Padova e del La Venta Geographic Exploration Aps, hanno analizzato i dati radar raccolti dalla sonda Lunar reconnaissance orbiter (Lro) della Nasa nella zona in cui spicca uno di questi “lucernari”, (skylights), pozzi che si aprono al cielo e conducono a un mondo sotterraneo. Ed è qui che il radar del Lro è riuscito a penetrare svelando per la prima volta una ampia cavità.

La “cattedrale” sotterranea

Siamo nel Mare della Tranquillità, a qualche centinaio di chilometri dal punto in cui Neil Armstrong lasciò la prima impronta di un essere umano sulla Luna, quel buco era noto da tempo grazie alle foto scattate dall’orbita: “Finora abbiamo guardato solo a ciò che è visibile nelle immagini ottiche - spiega Francesco Sauro, geologo, speleologo, esploratore, del La Venta, co-autore del paper - in sostanza si guardava il potenziale ingresso ma non si sapeva se da lì si partiva una caverna. Con questo strumento radar invece siamo riusciti a vedere oltre il visibile. Il segnale radar è entrato dentro fino a una profondità di 175 metri ora abbiamo la certezza che da quel ‘buco’ nel terreno si può accedere a una grande cattedrale sotterranea”.

I modelli per interpretare i dati sono in realtà due. Uno che prevede una pendenza molto ripida (circa 45%) per una cavità profonda circa 40 metro. Oppure potrebbe continuare in un tunnel lungo che penetra le viscere della Luna. Ma il segnale radar a un certo punto si ferma. Per scoprire come si diramano questi condotti naturali sotterranei “servirebbe un ground penetrating radar, con onde elettromagnetiche più lunghe - specifica Sauro - che però deve essere tarato con molta precisione in base alla profondità”.

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Rappresentazione di come il radar della sonda Lunar reconnaissance orbiter abbia individuato la grotta sotterranea in fondo a un pozzo nel Mare Tranquillitatis - Credits: Leonardo Carrer et al., Nature Astronomy, 2024 

Il team di ricercatori, prima firma dello studio è il professor Leonardo Carrer, dell’Università di Trento, stima che il pozzo sia profondo tra i 130 e i 170 metri, e che dal fondo parta una galleria lunga dai 30 agli 80 metri e larga 45. “Una cosa interessante è che questi erano dati che la Nasa aveva acquisito 14 anni fa - spiega ancora Sauro, che per l'Agenzia spaziale europea (Esa) addestra gli astronauti, nelle grotte della Sardegna e in Slovenia - ma con le tecniche di analisi di allora non si erano accorti che il segnale era entrato dentro. Con i modelli di analisi sviluppati dall’Università di Trento si è riusciti a interpretare la risposta tridimensionale di questo segnale”.

Si tratta di tunnel lavici, resti di un’antica attività vulcanica ormai spenta. Il ritiro del magma e il collasso delle volte hanno lasciato ampie cavità in grado, secondo studi precedenti a questo, di contenere addirittura delle città. Ipotesi ancora non confermate. 

Intanto, c’è una “cattedrale”, una stanza molto spaziosa o l’inizio di un condotto che potrebbe diventare, secondo scienziati ma anche architetti che si occupano di come vivrà l’uomo in esplorazione su altri pianeti, una dimora sicura per i futuri pionieri. Il radar del Lro è uno strumento già un po’ datato, secondo Sauro, che sostiene come con radar più nuovi come alcuni già in orbita attorno alla Terra “potremmo guardare dentro tutte le grotte e quale più adatta per un insediamento”.

Rifugi da un ambiente ostile

Come si diceva, la Luna non è esattamente il posto più ospitale in cui mettere su casa. Il corpo umano non può sopravvivere senza aria e un’atmosfera alla giusta pressione (l’aria di stazioni e tute spaziali è pressurizzata), l’atmosfera terrestre fa anche da filtro alle radiazioni dannose e da scudo contro le meteoriti (almeno quelle più piccole), il campo magnetico ci protegge dai raggi cosmici. La Luna non ha nulla di tutto questo.

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Altri pozzi, o lucernari, sulla superficie lunare, che potrebbero condurre a caverne e tunnel lavici sotterranei - Credits: NASA/JPL

Una caverna sotterranea avrebbe quindi il pregio di risolvere almeno tre di questi problemi (e aggiungendone altri). La prossima esplorazione della Luna con il programma Artemis o di quello cinese e russo, prevede la discesa sul suolo lunare nei prossimi anni per realizzare un insediamento permanente. I lava tubes lunari sono da tempo presi in considerazione a questo scopo. Bisognerà costruire, certamente, ambienti pressurizzati nei quali gli astronauti potranno respirare, riposarsi, svagarsi e vivere senza una tuta e un casco addosso. Ma collocarli al di sotto della superficie significa metterli al riparo da tutto ciò che potrebbe cadere dal cielo. Le radiazioni ultraviolette, le ondate di particelle che arrivano dalla nostra stella con eruzioni e vento solare, meteoriti che piombano come proiettili (o missili, a seconda delle dimensioni).

Ci saranno, ovviamente, alcune difficoltà da superare. Per esempio quella di costruire un sistema di discesa e risalita da un’altezza pari a quella di un edificio di 50 piani.

Pur con una forza di gravità che è un sesto di quella terrestre, si tratterà di una sfida tecnologica enorme proprio perché condotta su un altro Pianeta, a oltre 300 mila chilometri dalla Terra. Ancora di più se si pensa che queste grotte si trovano anche su Marte e pure sul Pianeta rosso (che ha problemi simili a quelli della Luna, niente campo magnetico e atmosfera molto sottile) potrebbero essere una soluzione abitativa utile. Di recente, il primo concorso di architettura spaziale in Italia (Young Architects competitions) ha avuto come oggetto la progettazione di un insediamento lunare, “Moon base”, proprio in uno di questi tunnel lavici. Rifugi naturali, lì a disposizione, contro le insidie di un ambiente ostile.

Come ebbe a dire l’astronauta italiana dell’Esa, Samantha Cristoforetti, in vista del nuovo concorso per la selezione europea di nuovi astronauti, bando aperto anche a portatori di una disabilità: “La chiave è la tecnologia, nello spazio siamo tutti disabili”. E così, sulla superficie di un nuovo mondo, saremo tutti alieni e torneremo uomini delle caverne.

 

Credits Copertina: Università di Trento