Infanzia e Tecnologia, per Crepet la creatività salverà i nostri bambini

L'uso di dispositivi digitali è diffuso tra i giovani, ma Paolo Crepet afferma che la loro mente non cambia, evidenziando l'importanza delle soft skills e della manualità per una crescita equilibrata

L’uso di smartphone, tablet e device è nella vita di tutti, soprattutto quella dei più giovani tanto da cambiare non solo il loro modo di comunicare, ma anche il loro modo di imparare, divertirsi e relazionarsi.

Questi cambiamenti rapidissimi ed evidenti provocano dubbi e preoccupazioni legate soprattutto ad una domanda: come la tecnologia può influenzare la mente dei ragazzi e quindi la loro crescita, da un punto di vista cognitivo ed emotivo?

C’è una bellissima notizia: la mente non cambia!

Paolo Crepet, psicologo e sociologo non ha dubbi: “C’è una bellissima notizia: la mente non cambia”. Così risponde alla domanda andando a smontare le preoccupazioni di molti. Ce lo dimostra facendo l’esempio di un gruppo di bambini di scuola elementare di oggi, diventati ormai esperti nell’utilizzo di qualsiasi dispositivo elettronico. Se si porta questo stesso gruppo di bambini in cima a una montagna, lontano dal mondo digitalizzato e da qualsiasi device, dopo pochi minuti si adattano alla mancanza di tecnologia e cominciano a giocare con altro. In realtà siamo noi adulti a non riuscire a farne a meno perchè senza il telefonino ci assalgono sensi di colpa e ansia considerata la “mancanza di controllo” su figli, partner, genitori e lavoro. Saremmo dunque incapaci di rilassarci veramente. Ai bambini non importa nulla di tutto questo.

Soft skill e tecnologia sono complementari

Sul tema delle soft skill Paolo Crepet è anche testimonial di 5 video scritti da Luigi Mazzei in collaborazione con Ilaria Iacoviello e validati dal Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, qui potete trovare il trailer e l'approfondimento dell'intero progetto.

Crepet illustra anche con estrema chiarezza i motivi per cui “soft skill” come l’empatia, la leadership, il gioco di squadra e tante altre non potranno mai essere sostituite dalla tecnologia, anche in un mondo altamente digitalizzato come quello in cui stiamo vivendo. La tecnologia non è una “skill”, ovvero una capacità, ma è uno strumento, esattamente come tutte le invenzioni che l’umanità ha realizzato dalla ruota in poi. Certamente quando la tecnologia diventa un cambiamento antropologico, allora le ripercussioni non sempre sono positive, ma l’uomo può trovare la giusta via per adattarsi. Prova ne sono i social e il loro diverso utilizzo nel tempo: le cose sono cambiate sia perché è cambiato il mercato, ovvero lo scopo per cui si utilizzano i social con effetto sugli acquisti (e-commerce, ricerca di informazioni utili, recensioni e rincorsa alle nuove tendenze) sia perché sono cambiate le persone in termini di consapevolezza, capacità di utilizzo delle piattaforme e sovraccarico di informazioni. Questo il concetto espresso da Crepet che aggiunge: “Dentro l’uomo esiste una cosa meravigliosa che si chiama noia” sottolineando che quando ci si abitua a qualcosa, allora ecco che qualcuno la cambia.

E’ necessario ritornare alla manualità

Il consiglio di Crepet nel percorso educativo di bambini e ragazzi è ritornare alla manualità: ovvero alla creatività attraverso l’utilizzo di tutti i sensi. Questo, infatti permette ai ragazzi di esteriorizzare il loro mondo interiore e di dargli forma. È per questo motivo che definisce la manualità come qualcosa di “prodigioso”. Il teorico dei colori Itten, ad esempio, proponeva un interessante esperimento ai bambini: prima chiedeva loro di colorare un foglio bianco usando soltanto i colori che amavano di più, successivamente chiedeva di fare la stessa cosa usando esclusivamente i colori che più detestavano. Il risultato? Questa seconda fase risultava essere più difficoltosa per i bambini, perché li costringeva a guardarsi dentro e a riflettere su questioni interiori più profonde.

“Ragazzi, diversificate!

Ma alla fine, guardando al futuro, quali sono le caratteristiche che dovremmo avere? O meglio dovremmo essere multipotenziali o iperspecializzati?

Crepet risponde anche in questo caso senza mezzi termini: diffidando degli iperspecializzati, come invece la cultura americana ha da sempre sostenuto “Oggi, dopo tanto vivere, non posso che dire: diversificate ragazzi, diversificate!”.