26.07.2024 Romualdo Gianoli

Global Seed Vault, la cassaforte dei semi per scongiurare l'apocalisse della biodiversità

Ingresso al Global Seed Vault, edificio scavato nella roccia con luci notturne

Il Global Seed Vault è il deposito mondiale dei semi, una riserva della biodiversità vegetale da conservare in caso di perdite dovute ai più diversi motivi, primo fra tutti la crisi climatica.

Il 10 maggio The World Food Prize Foundation ha annunciato di aver assegnato il World Food Prize 2024 a Geoffrey Hawtin e Cary Fowler per la loro “straordinaria leadership nel preservare e proteggere il patrimonio mondiale della biodiversità e per aver mobilitato questa risorsa critica contro le minacce alla sicurezza alimentare globale”. La World Food Prize Foundation è un’istituzione filantropica creata nel 1987 in Iowa (USA) dall’uomo d’affari e filantropo John Ruan, con l’obiettivo di promuovere innovazioni e iniziative per aumentare in modo sostenibile la qualità, quantità e disponibilità di cibo in tutto il mondo. Ogni anno assegna un premio di mezzo milione di dollari, senza distinzioni di razza, religione, orientamento politico o nazionalità a individui che si siano distinti in questo compito. Hawtin (scienziato esperto in biodiversità agricola) e Fowler (esperto di agricoltura e oggi inviato speciale degli Stati Uniti per la sicurezza alimentare globale) sono stati premiati per aver contribuito in modo fondamentale alla realizzazione di una struttura che potrebbe letteralmente salvare l’umanità dall’estinzione.
Il suo nome ufficiale è Global Seed Vault, ma è conosciuta anche come la ‘Cassaforte del Giorno del Giudizio’.

Un bunker nel freddo e silenzioso Mar Glaciale Artico

Prendete un’isola di un remoto e quasi disabitato arcipelago nel Mar Glaciale Artico, 960 chilometri oltre il Circolo Polare Artico, dove le temperature d’estate non superano i 5°C e d’inverno possono scendere anche a -40. Ora immaginate di scavare nel fianco di una montagna su quest’isola, una galleria di oltre 100 metri protetta da pesanti porte blindate, che conduce a un deposito dove milioni di semi congelati di piante attendono di essere ‘risvegliati’ per assicurare la sopravvivenza dell’umanità, nel caso qualche futura catastrofe globale la mettesse in pericolo.

Sembra lo scenario post-apocalittico di un film di fantascienza e invece è la realtà dello Svalbard Global Seed Vault, il Deposito Mondiale dei Semi che il governo norvegese ha realizzato nel 2008 sull’isola di Spitsbergen, a circa 1300 Km dal Polo Nord. 

Un luogo scelto perché soddisfa i requisiti di una struttura destinata a durare per tempi lunghissimi. L’isola di Spitsbergen, infatti, non presenta attività tettonica e la montagna di arenaria in cui è stato ricavato il deposito è ricoperta da uno strato di permafrost (un suolo tipico delle regioni fredde che deve restare congelato per almeno due anni di seguito, anche se non necessariamente coperto da neve) che garantisce una temperatura stabile, compresa tra -3 e 4°C, all’interno della struttura. Il deposito, poi, è stato realizzato a una quota di circa 130 metri, così da essere protetto anche in caso di innalzamento del livello del mare e si trova sotto strati di roccia spessi dai 40 ai 60 metri. È costituito da tre grandi magazzini lunghi 27 metri, larghi 10 e alti quasi 6, ciascuno dei quali può ospitare circa 1,5 milioni di campioni. Ad oggi solo uno di essi è in uso, ma contiene già più di 1,2 milioni di campioni di semi. Nonostante la presenza del permafrost l’area di stoccaggio è stata dotata di un sistema di raffreddamento aggiuntivo che garantisce una temperatura costante di -18°C. L’impianto è alimentato dalla centrale elettrica della vicina cittadina di Longyearbyen ma esiste anche un sistema di generatori che intervengono in caso di blackout. Alla struttura, infine, si accede attraverso porte d’acciaio a prova di esplosione e l’intero impianto è stato realizzato per resistere anche a una guerra nucleare. Negli ultimi anni il semplice ma suggestivo ingresso in cemento è diventato iconico per la presenza della Perpetual Repercussion, un’installazione artistica luminosa in fibra ottica, creata dall’artista norvegese Dyveke Sanne che richiama numerosi turisti ogni anno.

Corridoi di scaffali con contenitori, interno del Global Seed Vault
Interno del Global Seed Vault
Un ‘backup’ contro l’Apocalisse

Tra le tante specie vegetali custodite nel deposito, ve ne sono alcune essenziali per l’alimentazione umana, come il riso e il grano. Questi semi sono duplicati di quelli conservati nelle banche genetiche nazionali già esistenti in molti Paesi, secondo un criterio di ridondanza che rivela uno degli scopi del Global Seed Vault: costituire una ‘copia di backup’ di un patrimonio genetico fondamentale per l’umanità. E questo è l’aspetto che più ha solleticato la fantasia dei media, portando al soprannome di ‘cassaforte del giorno del giudizio’, una suggestione rafforzata anche dalle parole dell’allora Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso che, all’inaugurazione disse: “È un giardino dell’Eden ibernato, un luogo dove la vita può essere mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda nel mondo”.

La verità è che il deposito norvegese è prima di tutto una riserva della biodiversità vegetale da tenere da parte in caso di perdite dovute ai più diversi motivi, primo fra tutti la crisi climatica.

Fu lo stesso Cary Fowler che, quando nacque il deposito, dichiarò: “Perché l’abbiamo costruito? Non è stato per qualche apocalisse in arrivo, ma perché sapevamo che le banche genetiche stavano perdendo esemplari e questo stava succedendo per motivi stupidi: tagli ai fondi, problemi alle apparecchiature ed errori umani. Prima del Seed Vault stavamo perdendo diversità. Sono convinto che stavamo perdendo una varietà al giorno, silenziosamente. Un’estinzione goccia a goccia. Abbiamo messo fine a ciò, almeno per 865.000 varietà”. Oggi siamo arrivati a oltre 1 milione e 200mila campioni di semi di quasi 6.000 specie vegetali diverse provenienti da oltre 90 banche di tutto il mondo compresa l’Italia che, nel giugno 2023, ha consegnato un primo lotto di 392 campioni di semi di due specie di grano, forniti dall’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR che a Bari gestisce una delle più importanti banche genetiche del Mediterraneo, con oltre 58mila campioni di circa 600 specie vegetali.

Una struttura al servizio di tutti

Sebbene interamente realizzato dalla Norvegia, il Seed Vault è al servizio di tutto il mondo e funziona in base allo stesso rapporto che c’è tra una banca e un cliente che deposita i suoi beni in una cassetta di sicurezza. Il governo norvegese è proprietario del deposito ma i semi restano di proprietà dei depositanti che però sono tenuti a firmare un accordo nel quale assicurano, tra l’altro, che i campioni depositati sono dei duplicati (così che il Seed Vault rappresenti un secondo backup di sicurezza) e accettano di rendere disponibili campioni dei propri semi a scopo di ricerca e istruzione.

Il primo deposito effettuato nel Seed Vault, dal forte valore simbolico, avvenne il 26 febbraio 2008 alla presenza dell’attivista ambientale Wangari Maathai, prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la pace nel 2004.

Il primo ‘prelievo’, invece, risale al settembre 2015, quando il Centro Internazionale per la Ricerca Agricola in Aree Asciutte di Aleppo in Siria, chiese di riavere una parte dei propri semi per sostituire quelli andati persi durante la guerra civile e l’occupazione dell’ISIS. Fu così possibile riprodurre piante di frumento, orzo e altre specie adatte alle regioni aride i cui semi, successivamente, furono spediti di nuovo alle Svalbard per ricostituire la riserva.

Problemi passati e prospettive future

Qualche problema per il deposito, in questi anni, non è mancato. Nel 2017 il rapido e imprevedibile aumento della temperatura globale ha provocato il parziale scioglimento del permafrost che ricopre la montagna causando notevoli infiltrazioni d’acqua nel tunnel d’ingresso del Seed Vault. Anche se i responsabili hanno assicurato che il deposito non è mai stato in pericolo, l’episodio è suonato come un campanello d’allarme che ha portato, tra il 2016 e il 2019, a importanti aggiornamenti della struttura con l’impermeabilizzazione del tunnel d’ingresso e l’installazione di un sistema di raffreddamento più efficiente e sostenibile.

Intanto, quell’episodio ci ricorda che il riscaldamento climatico corre veloce in tutto il mondo, mettendo sempre più a rischio la biodiversità delle colture, cioè il fondamento stesso della produzione alimentare e quindi della nostra sussistenza. L’ONU prevede che la popolazione globale raggiungerà i 9,7 miliardi di persone entro il 2050, mentre la crisi climatica influenzerà sempre di più la capacità delle colture di prosperare o addirittura di sopravvivere. Tutto ciò mentre già oggi almeno il 40% dell’economia mondiale e l’80% di quella delle nazioni meno industrializzate, dipendono direttamente dalle risorse biologiche dei vari ecosistemi. Sono tutti buoni motivi perché il Global Seed Vault sia mantenuto efficiente e in grado di continuare a svolgere la sua funzione di rete di salvataggio in un pianeta che cambia velocemente.

 

Credits copertina: Subiet, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons