02.10.2024 Michela Dell'Amico

I ghiacciai si sciolgono e cambiano anche i confini tra Italia e Svizzera

ghiacciaio alpi svizzere sfondo cielo e nuvole

Secondo l’IPCC i cambiamenti climatici costano all'umanità una cifra pari al 20% del PIL mondiale. Verdolini: “La transizione energetica ci costerebbe molto meno, anzi: oggi è più vantaggiosa”

Dei 594 km di confine tra Italia e Svizzera, circa il 40% si trova su campi di neve o ghiacciai ed è quindi soggetto all’evoluzione della natura, specie se questa è stata parecchio modificata dai cambiamenti climatici. “Non è certo da escludere che quel che è successo si ripeterà”, ci dice Antonello Pasini, fisico climatologo del CNR e docente di Fisica del clima all'Università Roma Tre, riferendosi al confine tra Italia e Svizzera, ridisegnato perché cancellato dallo scioglimento di ghiacciai, non più perenni. Se pur conseguenze minime, in confronto con le tante catastrofiche conseguenze delle emissioni inquinanti, si tratta pur sempre di una disputa trascinatasi a lungo, che ha coinvolto negli scorsi anni anche un’indignata estrema destra italiana, e il processo ha portato con sé rischi non indifferenti, con problematiche di gestione.

Parliamo dell’area della Testa Grigia/Plateau Rosa, del rifugio Carrel e della Gobba di Rolli, tutti vicini al Cervino e a famose località sciistiche, tra cui Zermatt. Non si sa ancora esattamente come è cambiato il confine, cosa che verrà comunicata quando anche l’Italia ratificherà il cambiamento firmato finora solo dai vicini elvetici, ma si sa che si è dovuto tener conto – in un lavoro durato appunto anni - degli interessi economici di entrambe le parti. Obiettivo era stabilire finalmente in modo esatto - almeno per un po’ - chi è responsabile della manutenzione di specifiche aree naturali.

paesaggio montagna case legno sfondo cervino

Credit: Vista del centro di Zermatt con il monte Cervino e il canale in autunno, in Svizzera - Envato.com by Mumemories

I ghiacciai svizzeri hanno perso, solo nel 2023, il 4% del loro volume: il secondo più grande declino annuale mai registrato, stando all’Accademia svizzera delle scienze, dopo quello del 6% nel 2022. In Italia, il ghiacciaio della Marmolada, che è il più grande e simbolico delle Dolomiti, potrebbe sciogliersi completamente entro il 2040. “Ma tutta la criosfera, l’insieme dei ghiacci sulla terra, è in crisi”, ci spiega Antonello Pasini, che in merito ha da poco pubblicato il libro “L’equazione dei disastri”, edito da Codice. “Ad esempio i ghiacci al polo Nord stanno fondendo e negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa 3 milioni di kmq di ghiaccio, una superficie pari a 10 volte l’Italia. La conseguenza più devastante della fusione dei ghiacciai è l’innalzamento dei mari, che avviene per due motivi 1) l’aumento della temperatura delle acque, che causa una dilatazione delle stesse, un aumento di volume e 2) la fusione di quei ghiacciai che stanno sulle piattaforme continentali, e dunque la Groenlandia o l’Antartide o tutti i ghiacciai montani”. Mentre le popolazioni locali insomma avranno meno acqua e un certo turismo si ridurrà per mancanza di neve, crescenti zone costiere saranno progressivamente invase dalle acque.

“Poi c’è un’altra conseguenza interessante – continua Pasini - . La corrente del Golfo porta acqua calda al Polo Nord, dove evapora rendendo l’acqua circostante più salata e pesante finché, al largo di Islanda e Groenlandia, sprofonda e torna all’equatore dalle profondità, creando una cella. 

Ora succede che la fusione dei ghiacci in Groenlandia e Polo Nord mescola acqua dolce ad acqua salata, che probabilmente non sarà più abbastanza pesante per sprofondare e potrebbe fermare la corrente calda che normalmente saliva a Nord. Grazie a questo fenomeno la Scandinavia e le isole britanniche sono state finora molto più calde delle coste canadesi, ad esempio, che pur si trovano alle stesse latitudini. Se si andrà avanti di questo passo, succederà che mentre il resto del mondo si scalda e il sud Europa in particolare va a fuoco, il nord Europa potrebbe andare incontro a un’era glaciale, e l’Europa sarà divisa in due”.

In generale, lo scioglimento dei ghiacciai montani porta una crisi più ampia, perché sono più piccoli e quindi più fragili. “I nostri ghiacciai alpini – puntualizza Pasini - hanno una dinamica talmente lenta che risponde in ritardo a un nostro eventuale intervento di riduzione delle emissioni. Per esempio, i ghiacciai alpini, se anche la temperatura rimanesse quella che è - e non sarà così perché aumenterà ancora - perderebbero comunque un 30/35% da qui a fine secolo: è inevitabile. Meno risorse idriche e meno turismo saranno conseguenze ineludibili alle quali dobbiamo adattarci”. Come pure dunque agli spostamenti di confine con la Svizzera.

scioglimento ghiacciai acqua ghiaccio montagne

Credit: Envato.com by estivillml

Facciamo abbastanza? No, facciamo poco e spesso facciamo male. “Credo poco alle misure di adattamento, come i teloni bianchi disposti proprio dalla Svizzera come tentativo disperato di proteggere i ghiacciai, data la vastità del problema – prosegue Pasini -. L’unica cosa che possiamo e che dobbiamo fare è attuare una mitigazione, una riduzione drastica delle nostre emissioni inquinanti, in modo tale che la anidride carbonica in atmosfera non aumenti ulteriormente l’effetto di intrappolare il calore nei bassi strati: bisogna fare qualcosa a livello strutturale”, conclude Antonello Paini.

Ma non lo stiamo facendo, e il danno è calcolabile anche in denaro. Le più recenti stime, ottenute sulla base di metodologie rigorose, mostrano che i cambiamenti climatici ci stanno già costando il 20% del PIL mondiale. Se il surriscaldamento globale continuerà, portando il sistema climatico verso pericolosi punti di non ritorno, queste stime aumenteranno. Lo riporta l’IPCC, l’ente intergovernativo per lo studio dei cambiamenti climatici, come spiega a Fondazione Leonardo Elena Verdolini, economista ambientale per l’IPCC, che a scanso di equivoci, chiarisce: “Il nostro ultimo rapporto di valutazione dimostra in maniera inequivocabile che l’aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili è responsabile del cambiamento climatico in atto. Purtroppo, il clima è già cambiato: la temperatura media della superficie della terrà è già aumentata di circa un grado rispetto all’epoca della rivoluzione industriale. Il cambiamento climatico è associato a una complessa serie di fenomeni che hanno seri impatti economici: su tutte le economie. 

Per citarne alcuni, si pensi agli eventi estremi, alle alluvioni, alle ondate di calore, alle siccità. Questi complessi fenomeni implicano costi economici ingenti, derivanti, ad esempio, dalle perdite di infrastrutture o di produzione legate a eventi estremi non solo in agricoltura, ma anche nei settori manufatturieri e nei servizi”.

Quel che è interessante notare è che questa rovinosa valanga è sempre più facile da rallentare, ma non lo facciamo. “È ormai evidente – prosegue Verdolini - che i costi imposti dai cambiamenti climatici sulle nostre economie sono più alti dei costi stimati per la transizione energetica verso lo zero netto. Infatti, mentre i costi associati ai cambiamenti climatici sono aumentati con l’aumento della temperatura, i costi delle tecnologie a zero emissioni stanno diminuendo, grazie a investimenti in ricerca e sviluppo. Nell’ultimo decennio, i costi di produzione di energia da solare ed eolico, ad esempio, sono scesi vertiginosamente, e in molti mercati queste tecnologie sono oggi più competitive delle tradizionali centrali a combustibili fossili”. Eppure si continuano a usare i combustibili fossili, e le rinnovabili sono frenate in moltissimi casi, quanto meno nel nostro Paese, dalla politica e dall’opinione pubblica, con motivazioni correlate ad esempio alla tutela del paesaggio, e dalla burocrazia, specie in alcune regioni, altrimenti promettenti, come ad esempio la Sardegna. “Eppure – conclude Verdolini -, i progressi finora raggiunti e un ulteriore sforzo in ricerca e sviluppo potrebbero portare un miglioramento ulteriore nelle tecnologie a zero emissioni, che andrebbero diffuse e potenziate, di pari passo con interventi mirati dal lato della domanda e dei consumatori, promuovendo efficientamento e sobrietà energetica”.

 

Credits Copertina: Un ghiacciaio e cime montuose coperte di neve nelle Alpi Svizzere - Envato.com by marinavm06

 

 


qr-code di accesso al canale whatsapp di Fondazione Leonardo

Ricevi gli aggiornamenti sui contenuti della Fondazione Leonardo attraverso WhatsApp.
Inquadra il qr-code o visita il canale per iscriverti e attiva l’icona della campanella in alto a destra.