Spazio, come “piegare” i satelliti attraverso l’origami spaziale 

Al Politecnico di Bari si studia, in collaborazione con la startup Astradyne, come trasportare i satelliti nello Spazio in modo più semplice, attraverso la tecnica di origine giapponese

Applicare il concetto degli origami all’industria spaziale per permettere la creazione di strutture dispiegabili da inviare più facilmente nello Spazio. È l’obiettivo della startup barese Astradyne, nata nel 2021 in Puglia dall'incontro di Alessandro Buscicchio, Vittorio Netti e Davide Vittori - all’epoca studenti di dottorato presso il Politecnico di Bari.

In questa puntata di Social Labs Tommaso Sironi, ricercatore del dipartimento di meccanica, matematica e management del Politecnico di Bari che collabora con Astradyne, ci spiega meglio il funzionamento di questo sistema. Anche se molto antica, la tecnica degli origami ha profonde radici matematiche e ha già trovato molte applicazioni tecnologiche in diversi campi dell'ingegneria, della medicina e dell'architettura. 

Tra le altre cose, Astradyne ha sviluppato una tecnologia innovativa chiamata FRET (Flexible, Reinforced Electronics with Textile), in grado di utilizzare materiale tessile per rinforzare le schede elettroniche flessibili (Flex PCBs), rendendo così possibili nuove applicazioni.

origami spaziale Astradyne

Un prototipo di origami spaziale. Credit: Astradyne

Nel video Sironi spiega come sta procedendo lo sviluppo del codice MUL2, che permette di prevedere al computer il comportamento di strutture sottili e dispiegabili così da poterle studiare al computer prima che queste arrivino nello spazio. Grazie a MUL2 sarà possibile comprendere quali sono i punti della struttura più soggetti a rottura o danno, scegliere il pattern di piegatura migliore, studiarne i movimenti, e progettare sistemi di dispiegamento innovativi, basati ad esempio su materiali chiamati “a memoria di forma” che, se piegati, sono capaci di tornare alla loro forma iniziale quando esposti a fonti di calore. “Grazie a questo lavoro – afferma Sironi - riusciremo a dare un contributo alla progettazione delle grandi strutture spaziali del futuro”.