L’ultimo lancio di Vega, ha portato in orbita Sentinel 2C

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Il razzo dal cuore italiano ha trasportato il satellite Esa per l'osservazione della Terra. Il testimone passa a Vega C

Quando Vega si è levato, veloce e agile come sua abitudine, sull’orizzonte notturno della Guyana Francese, un capitolo della storia dello spazio europeo, ma molto italiano, si è chiuso. Il razzo si è staccato per l’ultima volta dalla rampa del Centre spatial Guyanaise quando in Italia erano le 3.50 del 5 settembre, tagliando in due il cielo equatoriale, e dopo 57 minuti ha consegnato alla sua orbita il satellite Sentinel 2C dell’Agenzia spaziale europea (Esa) per l’osservazione della Terra. È stato l’ultimo volo di Vega (posticipato di 24 ore per problemi elettrici ai collegamenti a terra), dopo 12 anni e 22 decolli in tutto, lanciatore “leggero” progettato e costruito per la maggior parte da Avio, a Colleferro, vicino a Roma.

È stato concepito nel 1998 per dare all’Europa una maggiore flessibilità di accesso allo spazio; accanto al più massiccio e potente Ariane 5, serviva un vettore a costo contenuto per carichi più leggeri e si decise di adottare il programma avviato a questo scopo dall’Agenzia spaziale italiana. Vega è un lanciatore a quattro stadi, tre a combustibile solido e l’ultimo a propellente liquido, in grado di traghettare due tonnellate in orbita bassa (fino a 1.500 chilometri) e fino a una tonnellata e mezza in orbita polare (per la quale serve più energia) a 700 chilometri di altezza. In tutto sono, secondo quanto riporta l'Asi, oltre un centinaio le missioni portate in orbita, grazie anche ad alcune innovazioni che gli hanno consentito di rispondere alle nuove esigenze di un mercato dei servizi spaziali in continuo mutamento: il trasporto e il rilascio di molti satelliti di piccola taglia con un solo lancio.

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L'ultimo decollo di Vega, il 5 settembre 2024, che ha portato in orbita il satellite Sentinel 2C dell'Esa - Credits: Esa-Cnes-Arianespace

Vega è un razzo nato in ambito europeo, con fondi Esa, ma ha un’anima italiana

Il suo sviluppo, nato con l’Asi, è opera di Avio, l’azienda partecipata da Leonardo, a Colleferro. I suoi motori, i P90 che gli danno la spinta per staccarsi dal suolo e un’accelerazione impressionante verso l’alta atmosfera, e poi i più piccoli Zefiro 23 e Zefiro 9, sono testati al poligono di Salto di Quirra, in Sardegna. L'ultimo stadio, l'Avum, ha la capacità di riaccendersi per consegnare satelliti su orbite diverse. Una volta terminato il suo compito, si getta in atmosfera per autodistruggersi senza restare in orbita come un relitto. Ed è anche il vettore che consente all'Italia di vantare una capacità autonoma di accesso allo spazio, unica ad avere questa possibilità in Europa assieme alla Francia e a pochi altri nel mondo.

Una storia con tanti successi e qualche dispiacere, quella di Vega, 14 voli consecutivi gli sono valse altrettante medaglie. Il debutto è avvenuto il 13 febbraio 2012, quando col suo lancio inaugurale ha portato in orbita una serie di satelliti sviluppati da università ed enti di ricerca. Prima di entrare nel mercato, nel 2015, ha trasportato importanti missioni tecnologiche e di osservazione della Terra, come il veicolo sperimentale IXV, Sentinel 2A e Lisa Pathfinder (prototipo dimostrativo per le onde gravitazionali). Poi ha iniziato a essere commercializzato, il servizio di lancio venduto a clienti di diversa natura era gestito, fino al 2024, in esclusiva da Arianespace, società a maggioranza francese. Sono seguite altre missioni per l’Esa e per l’Agenzia spaziale italiana, di osservazione della Terra (Sentinel 2B, Prisma) e la messa in orbita di asset per governi, istituzioni ed enti di ricerca.

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L'IXV, veicolo sperimentale per il volo orbitale dell'Agenzia spaziale europea, con l'ogiva del razzo Vega - Credits: Esa

Due stop. Il primo (VV15), al quindicesimo lancio (luglio 2019), quando il secondo stadio si è distrutto in volo, subito dopo l’accensione. Il secondo fallimento è avvenuto a novembre 2020, a causa di un errore di assemblaggio, detta in sintesi: cavi collegati in modo sbagliato o invertiti. Entrambi i casi hanno portato alla perdita dei satelliti che erano a bordo. Nel 2020 Avio ha introdotto un’importante novità, per far fronte, come si diceva, alle esigenze di un mercato che ha visto un’esplosione dell’uso di satelliti piccoli e leggeri. Un sistema integrato nello stadio superiore l’Ssms (Small spacecraft mission service) per liberare fino a decine di payload. Il 3 settembre Vega ha portato in orbita con un lancio condiviso (rideshare) ben 53 satelliti.

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Decollo del razzo Vega C dell'Esa, al suo lancio inaugurale, il 13 luglio 2022

Il passaggio di testimone a Vega C

L’Ssms è un avanzamento strategico, dunque, in ottica commerciale, che sarà utilizzato anche dal suo successore, Vega-C: un mezzo più potente e versatile, che consente di abbattere ancora di più i costi per chilo, ma la cui storia, dopo un volo inaugurale andato alla perfezione, è già stata funestata da un incidente al secondo décollage (allo spazioporto europeo il conto alla rovescia è in francese). Vega-C tornerà a volare, se tutto andrà come deve, a novembre 2024. Vega invece finisce qui la sua corsa.

“Siamo fieri del lavoro svolto negli anni da tutto il nostro team con questo lanciatore a supporto del programma europeo Copernicus - ha dichiarato Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio - si tratta anche di un importante traguardo per Avio, in quanto questo è stato l’ultimo volo del Vega. L’eredità del lanciatore continuerà con Vega C e il futuro Vega E. Desidero ringraziare tutti i team di Avio, Esa, Asi, Cnes e Arianespace per l’impegno comune dall’inizio del programma Vega. I lanciatori della serie Vega oggi rappresentano la capacità europea di accesso allo spazio per carichi leggeri e medi in orbita terrestre bassa e continueranno a essere un asset per clienti privati e istituzionali”.

“A dodici anni di distanza, oggi il razzo Vega ci saluta e lascia il campo alle future versioni già pronte che molto presto saliranno sulla rampa di lancio. – ha dichiaro Teodoro Valente presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) - Il piccolo lanciatore è diventato un sistema di lancio maturo e ciò ha aperto la strada al posizionamento di nuove classi di satelliti in orbita bassa. Grazie al contributo dell’Italia, Avio in particolare, abbiamo dato all’Europa una capacità che nel 2012 sembrava una sfida ardua. Ora il mercato dei medi e piccoli satelliti è una realtà avvolgente e in forte espansione. Il lancio odierno si corona con la messa in orbita di Sentinel-2C del programma europeo Copernicus, cui l’Italia contribuisce in modo sostanziale. Le immagini multispettrali che riceveremo ci permetteranno di avere dati essenziali per monitorare parti anche remote della Terra, supportare una agricoltura di precisione e molto altro ancora”.

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Raffigurazione del dispenser Ssms per la consegna in orbita di diversi satelliti con il razzo Vega - Credits: Esa

Sentinel 2C, Copernicus si aggiorna

È il terzo Sentinel 2 di cui si fa carico Vega. Sono satelliti della costellazione europea Copernicus, sviluppati per operare a coppie, lanciati sulla stessa orbita ma a 180 gradi di distanza l’uno dall’altro, per ‘coprire’ ogni cinque giorni, tutto il globo. Hanno sensori multispettrali sensibili a13 bande tra cui quella in luce visibile. Vega ha portato su i primi due (Sentinel 2A e 2B), nel 2015 e 2017, a 786 chilometri di altezza. Sentinel 2C andrà a rimpiazzare il 2A mentre il 2D, verrà lanciato nei prossimi anni probabilmente con un Vega C. Proprio grazie alla loro super vista sono sentinelle preziose: monitoraggio del territorio, delle foreste e delle coste, dello stato delle acque e delle emissioni di metano, gestione delle emergenze sono solamente alcune delle applicazioni possibili.

Credits copertina: Esa-Cnes-Arianespace