ENEA lancia il ‘San Marziano’: il pomodoro del futuro per le missioni spaziali

Un pomodoro nano, ricco di antiossidanti e resistente alle radiazioni, sviluppato per nutrire gli astronauti nelle missioni su Marte e non solo

Un pomodoro del futuro, utile a nutrire gli astronauti delle future missioni spaziali e proprio per questo rinominato dai ricercatori “San Marziano”. Un soprannome simpatico, che però nasconde tanta ricerca e impegno per un pomodoro in grado di resistere alle condizioni estreme dello Spazio e arricchito con molecole antiossidanti per supportare la dieta degli astronauti durante le missioni di lunga durata. Questa nuova varietà di pomodoro non solo è in grado di sopravvivere all'ambiente spaziale, ma offre anche benefici significativi per la salute, grazie all’alto contenuto di antocianine, potenti antiossidanti utili per contrastare gli effetti dannosi delle radiazioni cosmiche. Ce lo spiega bene in questa puntata di Social Labs Silvia Massa, responsabile del laboratorio di Agricolutra 4.0 dell’ENEA.

Il progetto, frutto di anni di ricerca nell’ambito delle iniziative HORTSPACE e BIOxTREME, è finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e i suoi risultati sono stati pubblicati su riviste scientifiche internazionali come Frontiers in Astronomy and Space Sciences e Frontiers in Plant Sciences. L'obiettivo principale è rendere gli astronauti autosufficienti, permettendo loro di coltivare cibo fresco e nutriente direttamente nelle stazioni spaziali, riducendo la dipendenza dai rifornimenti terrestri.

pomodoro spaziale ENEA San Marziano

Pomodori MicroTom biofortificati. Si tratta del fenotipo magenta che contiene una copia del fattore della trascrizione che regola la biosintesi delle antocianine e che ha il caratteristico colore magenta della bacca in maturazione. Credit: ENEA

“Ad oggi, gli esperimenti dalla NASA sulle piante al di fuori dell’ambiente terrestre hanno consentito valutazioni microbiologiche su specie edibili, ma non studi sulle performance delle piante e degli alimenti derivati”, sottolinea Silvia Massa. “Grazie al nostro modello realizzato in collaborazione con l’Università di Amsterdam – Swammerdam, siamo riusciti a ‘riaccendere’ nel pomodoro la biosintesi delle antocianine che è ‘dormiente’ nelle specie attualmente coltivate, ottenendo così il pomodoro biofortificato e, per la prima volta al mondo in modo così sistematico, abbiamo studiato gli effetti delle radiazioni ionizzanti durante l’intero ciclo vitale, oltre che sui principali indici del metabolismo primario e secondario”.

La ricerca ha permesso di comprendere come le piante reagiscono alle difficili condizioni dello Spazio, come la microgravità e le radiazioni ionizzanti. 

Questi fattori, oltre a influenzare la salute degli astronauti, possono compromettere la produttività delle coltivazioni e la qualità del cibo, generando danni cellulari e stress ossidativo. Grazie al progetto BIOxTREME, attivo dal 2014, ENEA ha messo a punto un modello per coltivare piante alimentari in ambienti extraterrestri, migliorato successivamente con gli studi condotti in HORTSPACE.

Qui la varietà nana di pomodoro MicroTom non modificato con grappoli di bacche in diversi stadi di maturazione e quindi in diversi colori: dal verde, immaturo, al giallo nello stadio intermedio, fino all'arancione nello stadio successivo. Credit: ENEA

Il pomodoro "San Marziano" è stato sviluppato presso il Centro Ricerche Casaccia, vicino a Roma, utilizzando l’impianto Calliope, una struttura all'avanguardia in Europa in grado di simulare le condizioni spaziali. Alessia Cemmi, responsabile del Laboratorio di Sistemi Nucleari Innovativi di ENEA, evidenzia come queste tecnologie siano fondamentali non solo per l’esplorazione spaziale, ma anche per applicazioni terrestri. La ricerca sui pomodori spaziali apre infatti prospettive innovative per affrontare le sfide del nostro pianeta, come l’aumento della popolazione mondiale, la riduzione delle terre coltivabili e gli effetti dei cambiamenti climatici.

 


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