Secondo paziente per Neuralink, nuova tappa verso l’uomo-macchina 

Il chip per il cervello umano sembrava fantascienza, eppure la nuova scommessa di Elon Musk sembra funzionare

La società fondata dal magnate sudafricano “Neuralink” nasce con l’intento di creare un’interfaccia cerebrale per ripristinare l’autonomia di persone con disabilità gravi, che oggi hanno bisogni di assistenza costante per adempiere le semplici funzioni della vita quotidiana, integrandosi con i dispositivi digitali e sbloccando il potenziale umano di domani.

Dopo anni di ricerca e finanziamenti per un totale di oltre 320 milioni di dollari solo nel 2023, l’azienda mette a punto Telepathy, il primo BCI (Brain Computer Interface), un’interfaccia neurale che promette di controllare i dispositivi elettronici con la forza del pensiero, grazie all’ausilio di un chip composto da filamenti di elettrodi collegati alla rete neurale del cervello umano che comunica con un app. L’impianto decodifica i segnali di movimento che vengono inviati dal cervello, trasformandoli in comandi per il computer.

A gennaio 2024, il primo paziente ad aver ricevuto il dispositivo Telepathy è l’americano Noland Arbaugh, rimasto tetraplegico a seguito di una grave lesione al midollo spinale causato da un brutto incidente nel 2016, quando, a seguito di un tuffo in un lago, batté la testa contro qualcosa, riuscendo miracolosamente a risalire dall’acqua. Paralizzato dal collo in giù, prima dell’impianto riusciva a malapena a comandare con un joystick un iPad posizionato davanti a lui. Una scelta coraggiosa sottoporsi ad un intervento al cervello, considerato che, come afferma lui stesso, tutto ciò che gli rimaneva era solo quello.

Subito dopo l’operazione, con entusiasmo di tecnici, medici e lo stesso Arbaugh, il primo movimento registrato è stato delle dita, generando un picco dell'attività celebrale nel monitor davanti a loro. Nel corso di questi mesi, il paziente ha fatto passi da gigante, giocando a scacchi online e addirittura scrivendo un post col pensiero su X, dopo che era stato disabilitato dal social ai tempi di Twitter perché considerato un bot, ma successivamente riabilitato da Musk.

Dopo i primi 100 giorni è stato però necessario correggere il tiro

Gli elettrodi, installati ad una profondità di 5 millimetri di profondità, a causa dei movimenti intra-cranici più intensi del previsto, hanno perso il contatto con l’app, influenzando temporaneamente le funzionalità dell’impianto. È bastata però effettuare una ricalibrazione per risolvere i problemi.

La grande novità è che la FDA, Food and Drug Administration, l’ente che regola i prodotti farmaceutici negli USA, ha dato l’approvazione a continuare la sperimentazione su un secondo paziente, probabilmente già a giugno 2024. L’unica differenza starà nel fatto che la profondità dell’impianto arriverà a 8 millimetri nel cervello, anziché 5, per evitare eventuali disconnessioni già sperimentate da Arbaugh. Infatti, secondo un comunicato diffuso da Neuralink, circa l’85% degli elettrodi installati avevano perso il contatto.

Per quanto riguarda il giovane volontario e pioniere assoluto, la strada verso un futuro sereno comincia a materializzarsi sotto i suoi piedi. Il giovane trentenne sogna e ne ha tutto il diritto, sentendosi meno incapace e meno pesante per gli altri, immagina di avere un robot Tesla Optimus da controllare con il cervello, che possa prendersi cura di lui, rendendolo autonomo al 90%. Inoltre, immagina che il chip possa connetterlo ad altri sistemi, un’auto Tesla ad esempio, già capace di guida autonoma. Da paziente a scienziato? Il legame tra uomo e macchina avanza a gran velocità ed il futuro prossimo attende solo di essere scoperto.

 

Credits Copertina: Midjourney Bot @moonlion