La rivoluzione dell’intelligenza artificiale, ecco perché nelle aziende italiane cambierà tutto

Un'indagine di KPMG e IPSOS rivela che sebbene l'AI sia sempre più utilizzata per automatizzare processi e migliorare l'efficienza nelle imprese, persistono le sfide legate agli investimenti e alla formazione del personale

L'intelligenza artificiale (AI) è ormai una delle forze trainanti del cambiamento nelle grandi aziende italiane. Secondo una recente indagine condotta da KPMG in collaborazione con IPSOS, che ha coinvolto 150 manager di grandi imprese, l'AI sta giocando un ruolo fondamentale nell'aumentare la produttività, migliorare i processi e favorire l'innovazione. Tuttavia, emergono anche sfide significative legate alla necessità di investimenti adeguati e alla trasformazione culturale interna. Ne abbiamo parlato in questa intervista con Carmelo Mariano, partner KPMG e AI practice leader (nel video).

L'indagine ha rivelato che il 43% delle aziende ha già avviato progetti legati all'AI, mentre il 57% prevede di farlo nel prossimo futuro. Il 73% dei partecipanti ritiene che l'intelligenza artificiale contribuirà positivamente alla crescita economica della propria azienda, con il 64% che vede nell'AI un elemento destinato a trasformare il modello di business, in particolare nel settore produttivo. Nonostante questo entusiasmo, circa la metà delle imprese ritiene che gli investimenti attuali nell'AI siano ancora insufficienti per sfruttarne appieno il potenziale.

Le principali applicazioni dell'AI riguardano l'automazione dei processi, l'innovazione di prodotto e il supporto alla pianificazione, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza e automatizzare attività ripetitive. Tuttavia, l'adozione dell'AI richiede un cambiamento significativo nel modo di operare delle aziende, e per questo molte di esse stanno investendo nella formazione dei dipendenti. Secondo la survey, il 57% delle aziende prevede di riqualificare meno del 20% del personale, mentre il 41% prevede che sarà necessario riqualificarne una quota maggiore.

Per affrontare questa trasformazione, le competenze richieste dai dipendenti stanno cambiando. Tra le soft skills, il problem solving è indicato come la più importante (45%), seguito dalle capacità organizzative (37%) e dal pensiero critico (35%). Per quanto riguarda le hard skills, il 68% dei rispondenti segnala la necessità di competenze in programmazione, statistica e calcolo delle probabilità, e conoscenze normative e legali. 

Tra timori e speranze, la maggioranza delle aziende (74%) è convinta che i benefici dell'AI supereranno i rischi, segnando un passo cruciale verso un futuro aziendale sempre più automatizzato e digitale.

 

Credits copertina: Envato @DC_Studio

 


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