16.09.2024 Massimiliano Lussana

Il modello industriale di Marconi e il rapporto speciale con Genova

interno officine marconi genova foto color seppia

Gli AD di Leonardo e Fincantieri si confrontano sull'innovazione industriale. Intervista a Remo Pertica, storico dirigente Marconi

L’appuntamento, promosso da Fondazione Leonardo e Fondazione Ansaldo in occasione dei 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, è venerdì 20 al Salone Nautico di Genova, con il dialogo fra l’amministratore delegato e direttore generale di Leonardo Roberto Cingolani e l’amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Fogliero

E già dal titolo, “Marconi e l’invenzione dell’industria tecnologica” è tutto chiaro, con il racconto del modello di impresa creato dall’inventore delle comunicazioni globali.

Perchè qui la storia è esattamente questa, di come un inventore è potuto diventare anche imprenditore fondando la “The Wireless Telegraph & Signal Company”, che più tardi per tutti divenne la “Marconi”.

L’inizio pioneristico è quello del riconoscimento inglese del brevetto per la trasmissione senza fili nel 1897 e l’anno successivo aprì la prima fabbrica nel Regno Unito a Chelmsford. Le innovazioni nel campo delle radio comunicazioni portarono poi all'invenzione della tv, tanto che proprio la Marconi in Italia nel 1924, insieme ad altre imprese private, fu fra i progenitori dell’EIAR, quella che poi si sarebbe trasformata nella RAI e che all’inizio si chiamava URI, acronimo di Unione Radiofonica Italiana. Poi, nel dopoguerra, l’azienda fu acquisita da English Electric e si ampliarono i settori di produzione e anche le propaggini al di fuori dell’Inghilterra.

palazzo antico bianco e nero officine marconi

Officine Marconi - Genova. Fonte: Carlobramantiradio.it

E qui arriviamo al racconto di oggi, quello della Marconi Italiana, che facciamo insieme a Remo Pertica, l’ingegnere che di questa eccellenza italiana è stato a lungo cuore e anima, viscere e cervello.

Ha la voce quasi commossa Pertica, quando racconta la “sua” azienda, “che ha una storia alta e nobile, una società formidabile perché partendo da una piccola realtà, senza grossi finanziamenti, è diventata un’eccellenza assoluta, sbarcando poi anche nel mondo militare”.

L’immagine da cui inizia il nostro racconto "è l’edificio in porto a Genova, al Molo Giano, con la scritta Officine Marconi”, in una foto color seppia, “perché, anche se oggi pare strano, da qui partiva il business e ci si collegava al mondo, da qui partivano le rivoluzioni”. E come tutte le rivoluzioni, per portarle avanti ci vogliono anche gli uomini, “e mi piace ricordare Piccini, amministratore delegato dalla grande visione e Maestrini, che ebbe l’intuizione di affiancare il business civile, molto forte nelle telecomunicazioni, con la produzione di apparati tecnologici ad esempio per le radio, con una tecnologia nostra. Il mercato si muoveva molto bene, nonostante avessimo decine di competitor, aziende di area Fiat, ma anche pubbliche delle galassie Iri ed Efim. Giganti”. Eppure, nel giro di quindici anni, i più piccolini, gli outsider, quelli che i nemici indicavano come gli underdog, crescono e diventano fra i primi al mondo, tanto da “uccidere” la maggior parte dei competitor.

uomo anziano intervistato sfondo di mattoni

Remo Pertica - Fonte: Screenshot Youtube Ingeniovideo

Pertica ricorda come per ottenere questo straordinario risultato fu decisiva la fiducia degli inglesi “che, proprio perché si fidavano di noi, delle nostre intuizioni e del nostro lavoro, seguivano le nostre indicazioni”. E, a un certo punto, tutto questo ha anche una certificazione ufficiale sulla “Bibbia” del settore: “Frost & Sullivan”, un editore inglese autorevolissimo che aveva una credibilità tale da essere seguito da tutto il nostro mondo, pubblicò un testo in cui si parlava con dovizia di particolari e di giudizi di tutte le società di telecomunicazioni militari nel mondo, in cui venivamo classificati come secondi in Europa e quinti in tutto il mondo, fra migliaia di competitor. E in più si diceva che era una società dinamica e in forte crescita”. Praticamente, se fosse parametrato alla finanza, oggi, il racconto di Pertica porterebbe a un rating aziendale, ma anche creativo, AAA.

Il racconto successivo è divertentissimo e racconta proprio di come, con le idee, con la capacità di visione e rimboccandosi le maniche, 

anche nell’impresa Davide può battere Golia. 

“Ovviamente mi fece molto piacere, quella pubblicazione per tutto il nostro mondo era il Verbo. Presi il telefono e chiesi immediatamente al nostro responsabile nel Regno Unito quanto aveva pagato per ottenere un giudizio così lusinghiero. Lui mi giurò e spergiurò che era tutto vero e non aveva “oliato” nessuno”. Ma c’è anche l’epilogo della storia, come quando nei film il regista fa vedere cosa succede ai protagonisti trent’anni dopo: “Quando lui andò in pensione, me lo presi da parte e scherzando gli dissi: “Ormai è tutto prescritto, però stavolta dimmi davvero quanto hai pagato per uscire così su “Frost & Sullivan”? Mi rispose come la prima volta: “Assolutamente niente. La loro forza era dire sempre la verità, anche quando era sorprendente persino per i diretti interessati”.

Del resto, nel frattempo, il “portafoglio clienti” si stava allargano moltissimo: “Lavoravamo per le forniture delle telecomunicazioni di venti eserciti in tutto il mondo. Eravamo fra i primi tre nel civile, leader nei sistemi in fibra ottica. E, soprattutto, avevamo una squadra fortissima, perché vale sempre ciò che spiegò un giorno Enrico Cuccia: “Per giudicare un grande manager, certo è importante la sua capacità e la sua visione, ma alla fine giudico il team, le scelte degli uomini in grado di tradurre in fatti quella capacità di avere visione”. E in quella squadra i grandi manager abbondavano, “da quelli che hanno guidato aziende o interi rami di Finmeccanica sotto la guida di Pierfrancesco Guarguaglini a Aldo Olivari, una vera eccellenza italiana nel mondo, che divenne responsabile di tutto il gruppo mondiale nel suo settore”.

laboratorio industriale marconi foto color seppia

Interno Officine Marconi - Genova. Fonte: Carlobramantiradio.it

Si illuminano gli occhi di Pertica quando racconta che “c’era un grande valore professionale e umano dei manager e di tutti i lavoratori” e che

tutta la parte genovese dell’azienda arrivava a occupare 6000 persone, “mentre oggi sono meno di 1200”.

Ma, come a volte capita anche alle storie più esaltanti, ci fu un passo falso che pose fine a questo miracolo industriale: “E’ chiaro che dovevamo andare avanti a colpi di acquisizioni per rimanere competitivi nel nostro mondo e quando venimmo a conoscenza che era acquisibile un’azienda americana che poteva fare al caso nostro, la Federal, decidemmo di andarci noi, soffiandola ai competitor che ci miravano”.

Ma la legge americana vieta gli scambi azionari e l’ingresso di chi vende nell’azionariato di chi compra, quindi Marconi fu costretta ad emettere un bond, che costrinse l’azienda a vendere perché continuava a pagare interessi su queste obbligazioni e c’era il rischio di bancarotta. La parte civile venne acquisita da Ericsson, la parte militare scatenò un interesse fortissimo quando venne chiesto chi era interessato all’acquisizione: “Arrivarono quattro offerte dagli Stati Uniti e tre dall’Europa e gli inglesi esclusero subito quella francese…”. Pertica sorride nel dirlo, ma è anche un po’ commosso. Ingegnere, per lei la Marconi era un po’ come un figlio? “Esattamente”. 
 

 

Credits Copertina: Interno Officine Marconi - Genova. Fonte: Carlobramantiradio.it

 

 


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